Ne esistono di vari tipi, con riferimento i vari tipi di olio dipendono dal cultivar usato per produrre l’olio. Vi starete chiedendo cosa sia un “cultivar”, e no, non si tratta di un errore ortografico, “cultivar” è il termine con il quale in agronomia si intende una varietà di pianta coltivata, ottenuta con il miglioramento genetico, che riassume un insieme di specifici caratteri morfologici, fisiologici, agronomici e merceologici di particolare interesse trasmissibili con la propagazione, sia per parti di pianta che per seme. In Puglia vivono infatti diverse tipologie di albero di ulivo. Gli alberi di ulivo anche se ad un occhio non esperto possono sembrare tutti uguali, in realtà, possono appartenere a varietà diverse. Le varietà più comuni in Puglia sono:
- Cellina di Nardò,
- Ogliarola Barese oppure di Ogliarola Garganica,
- Cima di Melfi,
- Ogliarola salentina nota anche con il nome di Cima di Mola),
- Coratina,
- Favolosa (la varietà maggiormente resistente alla Xylella, trapiantata appositamente in Puglia
- Leccina
- Peranzana
La percentuale minima di cultivar pugliese
Un olio può definirsi pugliese se è composto per almeno un 70% da uno o più cultivar elencati in precedenza. Il restante 30% può appartenere ad altre varietà, purchè ITALIANE!
Cosa hanno di speciale i cultivar pugliese? Sono ricchi di esanale, un composto organico che conferisce all’olio l’aroma tipico di erba tagliata. In fase di degustazione di un olio extra-vergine pugliese potrete sentire distintamente questo aroma. Si tratta di un ottimo modo per distinguere l’olio pugliese originale dalle solite truffe che troviamo sul mercato.